La maestosa rocca di San Leo

“Io non sono di nessuna epoca e di nessun luogo; al di fuori del tempo e dello spazio il mio essere spirituale vive la sua eterna esistenza…”

Cagliostro

Celebrata fortezza medievale di origini antichissime, la maestosa rocca di San Leo rappresenta ancora oggi un baluardo difensivo che impressiona per la mole e per la collocazione a picco sullo sperone di roccia. Siamo in Montefeltro, quel vasto lembo di terra al confine tra Romagna e Marche che prende il nome dai possedimenti che un tempo furono dei signori di Urbino, Federico e Guido da Montefeltro, uomini d’arme e  grandi mecenati che divennero esempio di cultura rinascimentale. Una giornata in visita al Castello può iniziare con una piacevole passeggiata che prende avvio dalla piazzetta del piccolo borgo. Ma San Leo la si nota da ben più lontano arrivando da Rimini ed addentrandosi nei primi appennini tosco romagnoli, svetta nel suo basamento di calcare alto oltre 600 mt nelle forme modificate e plasmate dagli elementi che le restituiscono un fascino incredibile. La vista di questo magico luogo può velocemente mutare a seconda della direzione da cui la si guarda, arrivando dal costone delle colline dalle Marche infatti essa si presenta quasi nascosta e indefinita.


Rocca di San Leo (RN)

Ancora oggi raggiungere il centro storico del piccolo borgo è un’esperienza: si sale in auto o a piedi proprio affiancando la roccia che appare come un enorme gigante di pietra posto a sentinella dei segreti del castello che porta sulle spalle.

La fortezza come oggi la vediamo, segue il disegno e il progetto del grande architetto Francesco di Giorgio Martini che a metà del 400 la ricostruì dotandola di un impianto difensivo moderno secondo le nuove invenzioni delle armi da fuoco medievali. La sua forma perimetrale ricorda una enorme L che sul lato nord est ha il massimo livello del suo incredibile strapiombo. L’impianto architettonico presenta una enorme corte esterna con i grandi torrioni circolari e una più interna posta al lato opposto da dove si accede anche agli appartamenti rinascimentali.

L’esperienza di San Leo diventa davvero affascinante e misteriosa se ci si addentra al suo interno e nella storia dei personaggi che la abitarono aimè da prigionieri. Uno in particolare venne ospitato e rinchiuso in una minuscola cella di neanche due metri quadrati tra il 1791 e il 1795: Giuseppe Balsamo palermitano conosciuto come Conte di Cagliostro. Un personaggio avventuroso amico del grande Casanova e come lui votato ad una vita rocambolesca e piena di mistero. Le sue passioni furono l’Alchimia e la Massoneria che conobbe fin da ragazzo. Appartenuto ad una nobile famiglia siciliana, poi decaduta, il giovane Cagliostro mostrò fin da subito un carattere inquieto e avventuroso che lo portarono ad iniziare l’arte dell’alchimia grazie ad uno zio.  

Cagliostro mago – Dipinto di Pierre Alexandre Wille

La sua colpa, rafforzata dalle molteplici vicissitudini in giro per l’Europa dove divenne noto per le arti magiche, per il suo ruolo di massone e fondatore persino di una nuova loggia di impronta egiziana, fu quella di essere ritenuto un impostore, pericoloso alchimista e personaggio coinvolto in loschi raggiri incluso il misterioso affare della collana di Maria Antonietta. D’altronde egli era uomo del  suo tempo, il 700 divenne infatti fucina di personaggi e riti iniziatici che coinvolsero moltissimi personaggi di spicco ma anche legati alle corti europee e ai politici contemporanei. Secolo di lumi, illuminazioni e grandi battaglie che portarono teste coronate sulla ghigliottina. Tra queste Maria Antonietta che come detto venne coinvolta in una vicenda “preziosa” in cui Cagliostro e il cardinale di Rohan ci rimisero la condanna e l’esilio da Parigi.

Così gli ultimi anni da uomo libero il nostro li trascorse a Roma dove cercò invano di convincere il Papa di riconoscerlo come massone. In realtà la condanna ad eresia fu presto guadagnata e la sua abiura gli salvò la vita in cambio del carcere ad ergastolo.

Sotto i suddetti baluardi restano scavate, alcune che non sono carceri, ma sepolture, anzi cantine o grotte, gemendovi tutto intorno uno stillicidio di acqua perenne…

da una lettera di Monsignor Lancisi in viaggio verso San Leo

Cagliostro arrivò ai piedi della fortezza il 20 aprile del 1791, e quando dalla carrozza vide l’imponente gigante di pietra che lo avrebbe inghiottito nelle sue segrete, non gli rimase che ascoltare il sinistro suono dei cancelli che si chiusero alle sue spalle. Calato da una botola nella cella, la sola vista che egli poté ammirare fu quella di una minuscola chiesetta…il nemico lo avrebbe accompagnato ogni giorno tra pazzia e dolore che dopo dura prigionia lo portarono alla morte.

cella di Cagliostro

Si spense nella cella il 26 Agosto del 1795 un pieno passaggio storico per l’intera Europa che, dopo varie rivoluzioni, avrebbe subíto una trasformazione alchemica verso l’età dorata delle democrazie.

Suggerisco la visita di San Leo in autunno per l’aria umida e nebbiosa in un contesto misterioso, oppure in primavera quando la meravigliosa natura che circonda la Valmarecchia si risveglia e dona incredibili panorami bucolici. Non dimenticate però di tornare dal vostro viaggio immaginario nelle segrete del castello, alla realtà culinaria e unica della Romagna ordinando una buona piadina farcita da mangiare sulla piazza antistante la piccola pieve del borgo incantato di San Leo.

La piadina romagnola è diversa in spessore a seconda di dove la mangiate, ma la ricetta rimane unica ed inimitabile: strutto, farina, sale, lievito i suoi ingredienti. Prosciutto crudo, rucola e scquacquerone di Romagna le migliori tre farciture.
Chissà se il Conte alchimista ne conosceva il segreto!
Buon appetito!

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