La Biblioteca Malatestiana di Cesena

“In questo luogo dove le parole sui libri sono magnificamente protette, è bello lasciarne di sospese in aria”

Tonino Guerra

Cesena sta al Signore Domenico Novello Malatesta come la Magia della sua Biblioteca monastico-rinascimentale sta al sapere e alla pazienza dei monaci che qui con passione e cura scrissero, copiarono e incisero lasciando un patrimonio di codici preziosi. Oggi La Biblioteca Malatestiana è Memoria del Mondo, titolo conferitogli meritatamente dall’Unesco.

Cesena 1452, Domenico Malatesta, signore della città, incarica l’architetto Matteo Nuti di realizzare quello che sarà il suo capolavoro: gioiello quattrocentesco destinato a lunga vita ed oggi in perfetto stato di conservazione, sia dal punto di vista architettonico, degli arredamenti interni che nella collezione che custodisce.

Bibioteca Malatestiana

Il Nuti concepisce per la Biblioteca una struttura a tre navate che ricorda una chiesa, dovrà ospitare tutto il sapere degli antichi già tramandato dai fratelli Francescani Minori di osservanza che avevano chiesto al Papa fondi per conservare i loro codici all’interno del convento. Il grande mecenate d’Arte della famiglia Malatesta di Rimini fa partire i lavori per il suo rinnovo e poi affida il patrimonio al Comune della città.  Cesena è ancora oggi la sua magnifica biblioteca orizzontale, unica nel genere e, quando la porta che la protegge da qualsiasi elemento estraneo alla natura, come luci artificiali, gas, elettricità, si spalanca…sarà come aver preso una macchina del tempo ed essersi ritrovati in pieno Medioevo. Entriamo con rispetto e in punta di piedi!

Il magico effetto della luce

La stupenda porta lignea, opera di Cristoforo da San Giovanni in Persiceto, è contenuta nel portale sormontato dal timpano entro cui è scolpito l’elefante, antico emblema malatestiano, che regge il singolare motto: L’elefante indiano non teme le zanzare.  Fu un accurato lavoro di scultura portato a compimento da Agostino di Duccio. Si apre con due chiavi differenti perché ha due serrature differenti, oggi diremo una username ed una password di accesso che in passato altro non erano che due monaci differenti ognuno dei quali poteva aprire una parte, e solo quella, della porta. Metodo perfetto per impedire che malintenzionati potessero violarne il contenuto. 

Non è raro sentir definire questa biblioteca la “più bella del mondo” e probabilmente sarete d’accordo fin dal primo sguardo che corre su una prospettiva delicata e gentile. Una sala unica e protagonista assoluta.

La luce filtra dalle 22 finestre a sesto acuto che la incorniciano, una luce delicata al mattino, ammaliante allo zenit e consolatrice al tramonto. La stessa che accompagnava gli occhi dei monaci amanuensi che ci hanno lasciato oltre 250.000 volumi inclusi quelli recuperati nei secoli successivi. Opere che appartengono alla tradizione greca, latina, ebraica, araba, un insieme che si può definire un progetto di cultura umanistica universale.

I volumi

Lungo le navate laterali alloggiano i banchi in legno che contengono i volumi antichi posti con catenelle originali in posizione insolitamente orizzontale per una biblioteca. Tre numeri identificano ancora oggi i volumi: il numero del banco, la fila e la posizione destra o sinistra. A dividere l’ambiente, una fila di colonne scanalate con capitelli decorati posti sotto navate a crociera, la navata centrale invece funge da corridoio sempre illuminato dal rosone centrale. Sotto la luce che vi penetra e che pare un enorme mandala, poche parole…qui giace in pace Domenico Novello Malatesta signore di Cesena.

I colori sono soltanto tre e si ripetono in maniera armoniosa in ogni dettaglio: bianco, rosso e verde, gli stessi dell’araldica malatestiana e autentica firma da sempre impiegata dalla famiglia. Nel colore dei muri, nel colore del legno dei banchi e nel cotto delle tavelle del pavimento che tutti assieme firmano in maniera neanche troppo celata, questo lascito di incommensurabile valore.

Si narra che di passaggio in Romagna da Roma, recandosi alla corte Estense presso il suo futuro marito, la bellissima Lucrezia della famiglia Borgia ebbe occasione di visitarla e che abbia addirittura apposto la sua firma in uno dei muri della controfacciata. Molti in realtà sono i graffiti qui incisi come espressione libera, immediata, spontanea di chi vuole lasciare un segno delle sue sensazioni.

Iscrizioni

Questo meraviglioso gioiello custodito in un’ala dell’antico convento francescano di Cesena merita davvero una visita che vi regalerà certamente un’emozione immensa. Rimarrete stupiti, ammutoliti e vi domanderete in che modo un luogo così perfettamente conservato abbia potuto superare indenne molteplici vicissitudini. Le guerre Napoleoniche, quando venne utilizzata come rifugio per i cavalli e le guardie, durante i due conflitti mondiali in cui i bombardamenti rischiarono di farla rovinosamente scomparire. Nulla di più semplice: i cittadini della città, i suoi guardiani attenti e rispettosi, coloro che per primi poterono vantare all’inizio del XV secolo un luogo dove leggere gratuitamente del sapere antico. Si adoperarono per proteggerne i volumi, i codici e i libri che oggi grazie alle moderne tecnologie si possono sfogliare dal sito della Biblioteca perché tutti accuratamente smaterializzati. Neanche Novello Malatesta sarebbe stato così ambizioso nel suo progetto!

Anche se si entra più volte in questo luogo sospeso nel tempo, esso non smette di raccontarci instancabilmente di come il sapere, la memoria, la grandezza degli scrittori antichi trapelino da parole protette e sospese al contempo, sopra le quali solo lo stupore dei visitatori può silenziosamente aggiungere qualcosa.

Dopo la visita in Malatestiana, concediti una piada e specialità Romagnole presso l’Osteria Michiletta o per una pizza al tegamino da Semplice!

Cesena e Monty Banks: un Romagnolo Hollywoodiano

“Stènlio, sei sempre il solito stùpido!”

Stanlio

Chiunque arrivi a Los Angeles per la prima volta cercherà sicuramente la tanto nota collina firmata Hollywood, chiunque si muova nei dintorni di Cesena non sa che esiste una collinetta lungo la strada che conduce in campagna, chiamata Belvedere, che ha una stretta relazione con quella losangelina.  A fare da trait d’union tra le due location è un celebre personaggio del cinema muto internazionale conosciuto con lo pseudonimo di Monty Banks alias Mario Bianchi. Oggi su quella collina la sua memoria è stata splendidamente riportata alla luce attraverso il restauro conservativo della struttura dove lui trascorreva momenti di relax di ritorno dagli States: Villa Monty Banks splendido resort in stile anni ‘30 con ristorante gourmet e azienda agricola. Cesena, dalla villa si vede dall’alto, in un silenzio che avvolge il parco, con cipressi antichi riportati al respiro. È  la stessa vista che spinse Monty Banks a scegliere quel posto come sua residenza, ma oggi quando si giunge alla dimora ad accoglierci è Erika Galbucci ottima padrona di casa che assieme al marito Michele, hanno ristrutturato e reso questo luogo ameno ai turisti, oltre che ai cesenati. Un lavoro attento di ristrutturazione, basato su un equilibrio tra contemporaneità e storia, linee precise, arredamenti misurati, di gran classe e leggerezza. E poi tanta luce, che penetra dallo splendido scalone affacciato sul giardino, qui ogni sera il cielo restituisce tramonti che si riflettono sul marmo degli interni.  È un luogo di grande eleganza italiana, sobria e raffinata che si coglie in ogni ambiente come l’american bar e il ristorante, tutti arredati con oggetti d’arte, tele, pezzi di design e una incredibile collezione di bonsai. La cucina è una scoperta tutta romagnola rivisitata in chiave moderna ma rigorosamente a km 0. Se Monty potesse tornarci apprezzerebbe certamente questo connubio tra passato e presente, il legame tra la sua romagna e gli americani che trovano qui un pezzo di pace.

Pubblicazione

Mario divenne celebre all’epoca del cinema muto come attore, regista e ballerino. Dopo una prima apparizione sullo schermo nel 1916, si trasferì in Gran Bretagna e qualche anno più tardi incontrò  Gracie Fields, attrice e cantante di varietà, che sposó divenendo anche interprete di alcuni dei suoi film. Proprio il grande maestro Alfred Hitchcock gli fece da testimone.

Fu davvero un self made man nato da famiglia di povera gente che gestiva in città un’osteria e un negozio di frutta e verdura. Fin da giovanissimo fu vivace e dinamico tanto che decise di unirsi ad un circo, per tentare una vita migliore. Soggiornò in Francia e in Inghilterra, per poi dirigere lo sguardo verso l’Atlantico alla volta delle Americhe: aveva 17 anni. Ci fu la dura gavetta con vari lavori fino a quando un talent scout lo notò mentre stava scherzando con alcuni coetanei. Un documento fotografico del 1918 lo mostra nei panni di un messicano al fianco del noto attore Roscoe Arbuckle, detto “Fatty”, e proprio su suo consiglio, l’intraprendente Mario decise di americanizzare il proprio nome, scegliendo lo pseudonimo di Monty Banks. Portava un paio di baffetti a triangolo secondo la moda del tempo.

Ritratto di Monty Banks

Esordì in una serie comica di due bobine, girate a basso costo che riscossero un notevole successo. Girò film come The Covered Shooner, Taxi, Please, The Boy in Blue e soprattutto Rancing Luck dedicandosi poi alla produzione in compartecipazione con i fratelli Warner. Fondò anche una propria etichetta: la The Monty Banks Pictures Inc. Messo sotto contratto dalla Pathè venne collocato all’altezza di mostri sacri come Loyd, Chaplin e Keaton. La sua era una comicità universale, in grado di arrivare a tutte le fasce di pubblico.
Il legame con la Romagna fu negli anni a seguire mantenuto saldo e così, in occasione di un viaggio, decise di acquistare “il Belvedere” poi Villa Bianchi. La villa venne costruita nel 1939 sotto la guida dell’architetto Gualtiero Pontoni, con chiare influenze britanniche e con uno stile inconsueto sia per il territorio romagnolo che per l’architettura italiana dell’epoca. Mario continuava intanto la sua carriera di cui l’ultima regia risale al 1941 quando diresse l’indimenticabile coppia comica di Stan Laurel e Oliver Hary, ovvero Stanlio e Ollio, nel film Great Guns. Pare che sull’ telefonico di Cesena, certamente per un banale errore sostituzione, comparve ininterrottamente fino al 1972, 22 anni dopo la sua morte. Quando si dice fama immortale!

Villa Monty Banks oggi

Se mai passerete da Cesena, ricordate dunque che soggiornare nella dimora storica Villa Monty Banks sarà  un po’ come stare a casa della celebre star che la scelse come luogo di villeggiatura, per trascorrere periodi di riposo e relax. Oggi dalla piscina sul retro della casa si possono trascorre attimi indimenticabili a due passi dal centro cittadino. Magari bevendo un ottimo Sangiovese o gustando un raffinato cappelletto nei tavoli all’aperto. Il menù è infatti saggiamente improntato sui sapori dell’orto e spazia dai piatti di carne a quelli di pesce. 

Ottimo il Porcino con crema di mandorle, mandorle crude e gel di limone: integro e pieno l’aroma del fungo, accompagnato morbidamente dalle mandorle e rinfrescato dal limone in purezza. Sono tre ottimi gli vini che provengono dalle tenute: Sceriffo (Sangiovese Superiore 2018), Grande Banks (Sangiovese Riserva 2016) e 18/07 (Trebbiano Metodo Classico extra Brut), pensati per essere proposti esclusivamente all’interno della Villa. 

Dal mare alla collina dunque… a proposito, la riconoscerete subito la Belvedere, poco fuori Cesena, e d’un tratto sarà come vedere un pezzetto di Hollywood. 

Un giorno da artisti

CON IL PROFESSORE E PITTORE MAURO PIPANI

Il privilegio di un workshop con un artista contemporaneo vivente è ciò che si può trovare in Emilia Romagna in piena natura sopra le ridenti colline di Cesena. Il professore Mauro Pipani ha aperto in esclusiva per Waitravel le porte del suo laboratorio studio ad Oriola di Cesena immerso nello splendore naturalistico dell’appennino Tosco Emiliano.

Lungo la strada che sale verso la nostra destinazione si rimane affascinati dai colori della natura che mutano col mutare delle stagioni e una volta arrivati si è subito catturati dagli odori e dai colori di tele, pennelli, acque forti e spazi segreti. Il tempo si arresta, prende i ritmi della creatività e dell’attesa come quella che serve ad un grande artista per dare vita ai suoi lavori. La casa laboratorio è  una semplice ed accogliente dimora dove si respira l’atmosfera romagnola mentre parliamo di creazioni con Mauro e la moka sul gas della sua cucina a vista sbuffa annunciando un ottimo caffè. Conosciamo Mauro da tempo ormai, ma ogni volta è come se fosse la prima, grazie ai magnifici racconti e ai tanti aneddoti legati al suo peregrinare tra i luoghi dipinti.

L’artista Mauro Pipani

Mauro Pipani è nato a Cesenatico nel ’53 e vive e lavora tra Cesena e Verona dove ricopre l’incarico di docente in Tecniche Pittoriche e Pittura all’Accademia delle Belle Arti. Si è diplomato al DAMS di Bologna e vanta una pluridecennale attività tra pittura, fotografia e progettazione, che lo ha visto e lo vede partecipare a diverse mostre personali e collettive di rilievo nazionale e internazionale. Le sue opere si caratterizzano per una stratificazione di materiali (garze, tessuti, carte, frammenti metallici, resine e colle, ecc.) e sono ispirate da un mondo interiore che con forza e leggerezza creano immagini e trasmettono memorie, ricordi, narrazioni.

Grazie alla sua innata accoglienza romagnola Mauro ci ha invitate oggi a seguire un’autentica lezione accademica sotto la sua supervisione e così piene di emozione ci dilettiamo a realizzare un’opera completa che porteremo via con noi a fine giornata.

Tutto è pronto, o quasi, dopo aver valutato assieme la luce e l’angolo piu comodo dove accomodarci, rimaniamo rapite dai semplici strumenti che dovremo utilizzare sul legno. Abbiamo optato per questo materiale perché è vulnerabile all’acqua e ai colori, li cattura, si impregna definendo il disegno che si vuol fare.

Grazie all’aiuto di Mauro scegliamo una natura morta, rose per l’esattezza. Fresche del suo giardino, rosse e poste dentro un vasetto di vetro da conserve. Tutto è semplice e perfetto e si ritorna bambine.

laboratorio

Il suono della sua voce che accompagna le spiegazioni, mentre la tecnica di impostazione del lavoro prende forma e i nostri occhi interpretano liberamente ciò che vedono riportandolo timidamente col pennello sulla tavola. Le ore trascorrono veloci, il piccolo disegno si materializza davanti a noi e ci trova sorprese e stupite, quasi orgogliose del risultato.

Tutti e cinque i sensi prendono parte in un concerto aggraziato a questa giornata, gli occhi, il tatto nel toccare i pennelli e testare la densità delle tempere, il profumo a tratti acre dei diluenti e delle acque ragie. L’ultima delizia sarà il nostro pranzo. Al termine del lavoro una merenda brunch ci attende all’ombra del grande albero del giardino. Piadina rigorosamente romagnola, formaggio squacquerone bianco e morbido,  salumi locali e ovviamente un caldo tortello al ragù. Sangiovese e uno scrocchiadenti finale sono la degna conclusione di questa giornata.

Seguono chiacchiere e valutazioni con Mauro che ogni volta ci racconta di nuovi progetti, nuove esposizioni e installazioni. Restiamo come sempre rapite e incuriosite dalle sue enormi tele realizzate con materiali disparati, il bianco accecante e sporco al contempo unito a macchie di colore intenso. La sua poltrona un po’ scrostata è stata oggi occupata tutto il tempo dal gatto che, col suo buffo e assonnato miagolio, ha accompagnato il ritmo di queste ore dove la realtà pare essersi quasi dilatata.

Sotto la luce del tramonto ancora estivo salutiamo il nostro amico e grande artista che si ferma a far cenno con la mano appoggiata alla maniglia della grande veranda a vetri dove si trova un’altra stanza segreta fatta di pezze di stoffa colorate, un grande banco di legno, colori e tanti tanti pennelli.